LA GIUSTIZIA ITALIANA E’ AL SUO MINIMO STORICO
Il cittadino medio non si fida del suo percorso e più scende il reddito della persona interessata più cresce la sensazione di incertezza ed inaffidabilità, e vale anche nei procedimenti assistiti con il patrocinio a spese dello stato.
Questo purtroppo accade nonostante l’impegno dell’avvocatura e di grande parte del personale del Ministero di Giustizia.
Gli appelli ad avere più fiducia nella giustizia proposti da parte delle istituzioni e dell’avvocatura trovano purtroppo solo un preoccupato silenzio nell’utenza. Questa preoccupazione non è però relativa all’esito delle vicende giudiziarie ma soprattutto in riferimento ai tempi che saranno necessari per avere una qualche decisione.
Ciò è oramai divenuto oggetto di dibattito pubblico e negli stessi talkshow trasmessi sulle reti TV nazionali si dà oramai atto che l’Italia è vista come un paese in cui è pacifico che ogni sentenza arriverà oltre ogni termine di accettabilità umana ed economica (si pensi alla testimonianza dello stesso prof. Luttwak nel corso di Porta a Porta, all’inizio di ottobre, in ordine alla considerazione all’estero del “Caso Berlusconi”).
I tempi occorrenti per arrivare al termine di una causa e i costi da sostenere appaiono al di fuori di ogni orizzonte di prevedibilità e quindi di certezza.
Una giustizia che arriva in ritardo è una giustizia non data.
Ricordando la tripartizione dei poteri di illuminista memoria non si può che pensare che la nostra è una democrazia zoppa perché ha ceduto uno dei tre pilastri che la sostenevano.
Questa situazione di squilibrio e anarchia cresce al diminuire della soglia di ricchezza del cittadino. Il grado di peggior instabilità e sfiducia si ha così per i soggetti non abbienti che, per i requisiti di reddito posseduti, avrebbero diritto a godere della tutela costituzionale del diritto di difesa (art. 24 Cost.) e non hanno i mezzi per attendere lustri. Per queste persone lo stato ha predisposto nominalmente il beneficio del patrocinio a spese dello stato ma l’accesso si palesa sempre più teorico che pratico.
Il percorso amministrativo che porta all’ammissione al gratuito patrocinio è già complesso ma sembra un’inezia rispetto all’effettiva fruizione dell’istituto.
Non basta infatti essere ammessi (e i requisiti sono veramente rigorosi) ma è poi necessario trovare un avvocato disponibile davvero ad accettare il mandato sapendo che verrà pagato dallo stato l’anno del mai ed il mese del poi. Infatti il mancato pagamento delle spese liquidate per il patrocinio gratuito è oramai un effettoriconosciuto da tutti: l’avvocato che accetta di difendere un cittadino non abbiente è sempre più qualcuno che fa volontariato perché sa che non verrà pagato e che il suo credito verso l’erario è più virtuale che reale (ndr. La Corte d’Appello di Venezia non ha ancora pagato le spese civili liquidate nel 2005, e non è nemmeno il caso più estremo).
L’avvocatura, che si considera parte integrante del sistema giudiziario e sente su di sé la responsabilità dell’essere istituzione, ha cercato costantemente di rendersi sempre pronta alla militanza in difesa dei diritti civilei ma ha trovato un sistema stato sempre più disinteressato alle sorti dell’efficienza del servizio.
Esempio di vera abnegazione sono così state le iniziative che l’Ordine di Milano ha realizzato in favore dei cittadini. Fra le altre, di fronte al silenzio degli uffici, a Milano è stato istituito l’Ufficio del patrocinio a spese dello Stato presso il quale è fornita ai cittadini una quotidiana attività d’informazione nonché vengono raccolte le istanze di coloro che ritengono di avere i requisiti di reddito per poter accedere al gratuito patrocinio per il contenzioso civile. In questo modo viene garantita sia la corretta informazione agli aventi diritto, di modo che sappiano di ciò che possono avvalersi e di quanto gli viene assicurato dalla vigente legislazione in protezione delle fasce deboli, sia il reperire avvocati qualificati che siano iscritti alle liste per il patrocinio a spese dello stato.
Questi avvocati sono del resto ben coscienti che i loro compensi verranno liquidati in misura minima e verranno pagati fra diversi anni: si tratta quindi di un vero e proprio volontariato in tutela dei bisognosi.
Risulta perciò sempre più importante reperire i legali abilitati al gratuito patrocinio che uniscano professionalità e senso dello stato al fine di consentire ai bisognosi l’assistenza legale per adire alle vie di giustizia e ottenere tutela nei momenti più importanti della loro esistenza (si pensi al momento della separazione personale dei coniugi o a quello in cui si chiede l’amministrazione di sostegno per un congiunto).
Avv. Alberto Vigani