IL PM PADALINO CHIEDE CHE LO STATO NON PAGHI IL GRATUITO PATROCINIO E CHE GLI AVVOCATI LAVORINO GRATIS
Il Pubblico Ministero Andrea Padalino. della procura di Torino. esce con una provocazione che forse è reazione al collasso del sistema Giustizia: “Gratuito patrocinio? Paghino gli avvocati“ e poi “Tutti hanno il diritto ad essere difesi. Ma in questi tempi di crisi non trovo giusto che sia la collettività a farsi carico del “gratuito patrocinio“. Secondo il PM sarebbe meglio se fosse l’ordine degli avvocati ad assumersi l’onere di questi costi istituendo dei turni.
La proposta provocatoria del pm Padalino arriva in successione all’attività di un Giudice per la liquidazione di una parcella per la difesa di un imputato accusato di tentato omicidio.
I giornali la hanno definita una riflessione che fa discutere e che non piace agli avvocati. L’affermazione in realtà non fa discutere, perchè discutere sarebbe poco. Grida allarme.
Ogni santo giorno che il Signore manda in terra ci leggiamo di qualche personaggio pubblico che parla, magari a sproposito, di attentato alla Costituzione. Bene, oggi ne abbiamo avuto un vero esempio proprio da un Magistrato. Un magistrato che ha dimenticato che esiste pure l’art. 24 della Costituzione.
Capisco benissimo che ai PM secchi che gli imputati, magari anche colpevoli di qualche reato, abbiano diritto ad una difesa. Ma così è, e dicono che sia anche una conquista della giustizia di una società civile.
Se questo è un tentativo di azzerare le forze della difesa dei non abbienti, pare quindi nato male.
Ma l’attacco è più surrettizio, perchè viene fatto passare come un problemino legato alla crisi economica e quindi temporaneo, si può dire d’emergenza. Il PM spiega infatti che “E’ uno sforzo che potrebbe essere portato avanti anche solo per un periodo limitato sulla base dell’etica deontologica che contraddistingue la categoria degli avvocati: queste spese, che sono notevoli, potrebbero essere così destinate ad altre iniziative, come ad esempio l’assunzione di nuovo personale” e poi che “in una situazione di ristrettezza come quella che caratterizza questo periodo, sarebbe giusto che ognuno facesse la propria parte”.
Insomma l’equazione è la seguente: 1) ci sta la crisi, 2) non ci stanno soldi nel pubblico perchè li spendiamo in cose poco utili e 3) non possiamo aumentare l’organico del personale di giustizia, quindi si devono fare dei tagli. 4) Tagliamo la difesa di coloro che non hanno reddito. 5) Anzi tagliamola dal bilancio dello Stato e carichiamola agli avvocati, che così lavoreranno gratis.
Immediata è arrivata la risposta del presidente dell’ordine degli avvocati di Torino: “Le tariffe liquidate per il patrocinio a spese dello stato sono già pari alla metà delle altre. A parte i ritardi mostruosi con cui avvengono i pagamenti, tanto che due anni fa taluni nostri associati si erano rivolti a una società di credito che aveva anticipato l’80 per cento della liquidazione, perché altrimenti non arrivavano a fine mese, c’è anche da sottolineare che l’ordine degli avvocati già sopporta parte di questi costi. Ogni anno esaminiamo oltre 3.500 pratiche di domande per il gratuito patrocinio: bisogna ricevere la persona che deve avere un reddito inferiore ai 10 mila euro, aiutarla a presentare la richiesta, istruire la domanda, fare la delibera, notificarla alle parti.
Un lavoro importante, tanto che abbiamo due dipendenti che si occupano solo di questo a tempo pieno, e senza ricevere un euro da parte di nessuno. Ma anche questa è una tutela del cittadino”.
Non basta: il presidente dell’Ordine forense Torinese, forse per pudore, ha preferito non ricordare ad un PM, che non può non sapere, l’attività more gratuito che per gran parte del totale viene già  professionalmente svolta dagli avvocati: i compensi per il gratuito patrocinio non sono solo dimezzati rispetto a quanto era previsto dal vecchio tariffario. E non solo vengono pagati con così gran ritardo da nullificare qualunque logica lucrativa. Questi compensi vengono anche liquidati dai Giudici in via forfetaria, senza un computo analitico di tutta l’attività svolta (ad eccezione di pochissimi tribunali, come Rimini).
Pertanto, l’avvocatura già svolge questo lavoro in un’ottica no profit, attendendo anni per vedere il rimborso dei costi sopportati e il pagamento forfetario delle attività svolte (ad es. un’impegnativa difesa penale del valore di 8.000 euro può essere pagata forse 1.000/1.500 euro ).
E per questo, si potrebbe dire anche di più. Se l’avvocato sapesse di non essere pagato potrebbe non accettare l’incarico di difesa, o potrebbe non iscriversi più agli elenchi dei legali abilitati. Verrebbe così meno la possibilità di creare l’efefttiva disponibilità di una difesa a favore di coloro che non hanno mezzi reddituali idonei, aggravando ulteriormente la loro posizione.
Anche la precisazione che il singolo avvocato potrebbe esser pagato dall’Ordine degli Avvocati è poi priva di sostanza. In questo caso il costo di ogni difesa sarebbe rovesciato su quello di tutti gli avvocati iscritti a quell’Ordine che, avendo risorse limitate, collasserebbe in quattro e quattr’otto o, per sopravvivere, vedrebbe tutti i suoi avvocati cancellarsi immediatamente dagli elenchi degli abilitati al Patrocinio a Spese dello Stato. Perchè si deve ricordare che svolgere questa attività è una scelta, un atto volontario, sottopagato ma di libera adozione. Non si viene precettati. In quest’ultimo caso cesserebbe per impossibilità di patrocinio l’assistenza garantita ai non abbienti, con buona pace di avvocati e cittadini.
Più di tutto però si deve ricordare che il disposto costituzionale (art. 24) non è derogabile solo perchè genera un costo per lo Stato. Anzi, era stato concepito appunto per colmare con la capacità economica statale i limiti di chi non aveva reddito. E si deve poi sapere che l’istituto già esiste in tutti i paesi europei e nessuno, in crisi o non in crisi, si sogna di metterne in discussione la disapplicazione de facto.
Anzi, è proprio la crisi ad rendere più importante l’esigenza di difesa di una maggior parte di cittadini italiani che non sono certo solo quelli indagati o imputati a cui pensava il Pm al momento delle sue esternazioni. Si, perchè il patrocinio a spese dello Stato è ammesso nel processo penale, ma anche nel processo civile, nel processo amministrativo, nel processo contabile, nel processo tributario e di volontaria giurisdizione (pure nei processi per separazione e divorzio). Se l’attegiamento di poca attenzione alla difesa era conseguente al dispiacere del rappresentante dell’accusa di vedere soldi pubblici andare a favore di un condannato, allora il PM si deve anche ricordare di decine di migliaia di fruitori del gratuito patrocinio che condannati non sono, e nemmeno indagati o parti obbligate alla pena pecuniaria.
Insomma, pare forse il caso di fare un bel passo indietro e abbandonare per sempre certe idee che non dovrrebbero esser nemmeno esser nominate da dipendenti dello Stato , ancor meno da Magistrati.
David Del Santo