I media hanno scoperto che la Giustizia interessa ai cittadini quasi più delle partite di calcio. Ma se ne parla solo fino quando si riesce a vendere notizie scandalistiche o teorie del complotto.
Altrimenti scende il silenzio dell’indifferenza e dell’omertà di Stato.
In fondo a chi gliene frega di centinaia di migliaia di processi eterni, di impossibilità di difendersi, di burocrazie infinite e di un sistema che ha perso il contatto con la ragione per cui era venuto ad esistenza.
Sì, nessuno ricorda più che la pubblica amministrazione – anche quella giudiziaria – è nata con l’idea di dare un servizio al cittadino e non di dare una vita autonoma alle pretese dello Stato sul cittadino.
I media del pensiero dominante, quello che ascoltiamo nei Tg e nei giornali sostenuti con i contributi pubblici, ci raccontano solo di vicende processuali di industriali, politici e calciatori dimenticando che ci sono oltre 8 milioni di processi pendenti che coinvolgono persone normali come me e te.
E la presenza di uno stuolo di avvocati sul territorio della Repubblica non significa necessariamente che a tutti è concessa una vera ed uguale capacità di difendersi, visto che l’avvocato ha diritto ad un compenso ed è il reddito medio degli italiani nel 2010 è stato di 19 mila euro, mentre ci sono 14 milioni di contribuenti che percepiscono meno di 10.000,00 euro all’anno con un picco negativo nelle regioni del sud dove il reddito medio ammonta a poco più di 13.000 euro annui. E su questo torno.
Questa è la cruda realtà.
I media la usano per raccontare della causa del malessere italiano, della crisi o persino del decadimento dei costumi e della morale.
In realtà, la Giustizia non funziona da molto tempo e da troppo nessuno se ne interessa seriamente. Avvocati, politici e media in prima fila.
Pertanto, nessuno si prende nemmeno la briga di stupirsi del fatto che oramai ci siano diritti fondamentali violati con fare abitudinario: in Italia è diventato normale che un processo civile possa durare mediamente più di 5 anni nel primo grado, più di 3 nel secondo e più di 2 in Cassazione. Insomma, con una vita umana tarata ad 80 anni abbiamo accettato che un qualunque processo per separazione, lite condominiale o usucapione possa durare più di un ottavo dell’esistenza di chi chiedeva tutela dei suoi diritti.
E questo nonostante la Comunità Europea ci sanzioni abitualmente, ci sia una legge dello Stato che prevede un risarcimento per i ritardi e questi indennizzi arrivino abitualmente lìanno del mai ed il mese del poi, in misure comunque ridicole.
Nessuno si ricorda che da anni un articolo della Costituzione è di fatto disapplicato pur in costanza di fior di riforme che dovrebbero attualizzarlo. Parlo del diritto di difesa tutelato dall’art. 24 della Carta Costituzionale: “tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi” e, per garantire l’accesso alla giustizia, “sono assicurati ai non abbienti i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”.
Parole importanti, fondate sul presupposto che una tutela dei diritti è efficace solo se è mediata da chi è in grado di assicurare la conoscenza tecnica indispensabile. Perchè solo una difesa competente può garantire una giustizia accessibile nei fatti.
Ebbene, se non puoi avere un avvocato, perchè non puoi pagarlo, allora la Tua capacità di difenderti processualmente è solo teorica, virtuale, inutile.
Oggi, nonostante vi sia il Testo Unico sulle Spese di Giustizia (DPR 115/2002) che disciplina il mezzo di superamento del gap reddituale nel processo, esso è di fatto paralizzato perchè non pagato, non controllato, mal sopportato dalle istituzioni e reso per nulla interessante agli interlocutori necessari, ovvero agli avvocati.
Nessuno infatti si ricorda che senza avvocato non si può fare funzionare la giustizia e non si entra nel processo – e questo, peraltro, è una fortuna, perchè l’alternativa è davvero l’essere letteralmente travolti dal Pubblico Ministero o dall’avvocato del nemico.
A nessuno interessa spiegare che, senza avvocati, gli uffici giudiziari collasserebbero immediatamente visto che i legali svolgono una parte corposa del lavoro materiale a cui dovrebbero sopperire i cancellieri (dal farsi le copie degli atti alla stesura dei verbali d’udienza e – talvolta – finanche al pagarsi fotocopiatrici e carta per le incombenze dei tribunali).
A nessuno interessa evidenziare che, senza avvocati, pure il lavoro dei magistrati collasserebe istantaneamente visto che gli 8.000 giudici togati sono coadiuvati da ben 23.000 giudici onorari malpagati (prendono circa 80 euro lordi a giorno d’udienza) che, per la stragrande maggioranza, svolgono la professione di avvocato.
A tutto questo poi si aggiunge appunto la chicca del “Patrocinio a spese dello Stato”, nome un pò altisonante di quell’istituto attuativo dell’art. 24 della nostra Costituzione che è più spesso chiamato “Gratuito Patrocinio” o, con una battuta del precedente Ministro di Giustizia Alfano, l’Avvocato Gratis.
Se a tutti coloro che non hanno i mezzi reddituali utili a consentirgli l’accesso ad una difesa a proprio carico (definiti dalla legge non abbienti se hanno un reddito inferiore a € 11.369,24) è garantito il patrocinio gratuito, ossia la difesa senza spese a loro carico, si deve sapere a chiare lettere che lo Stato per garantire l’effettività di quest’ultimo non fa nulla, o quasi.
L’intero servizio è lasciato alla gestione degli avvocati, che devono:
Lo Stato, di Suo, provvede a verificare l’ammissione al gratuito patrocinio penale all’inizio del processo, liquida le somme dovute quale parcella a fine processo e paga quanto sommariamente liquidato con ritardi quantificabili in ere geologiche.
Ma di questo non si deve parlare. Su questo pesa un’omertà di Stato perchè la notizia interessa solo:
I primi sono i poveri, che notoriamente non interessano a nessuno e sembrano sempre pochi, i secondi sono gli avvocati, che comunque sono dipinti con tutti i luoghi comuni del malcostume italiano – dall’essere casta (in ben 230.000) all’essere parassiti inutili che vivono delle disgrazie altrui (come se i medici vivessero delle malattie altrui) o all’essere tronfi riccastri alla Zio Paperone (con un reddito medio di ben € 47.000).
Entrambe le circostanze sono però un falso ideologico.
Nell’immaginario collettivo ci sta la convizione che il diritto al gratuito patrocinio spetti solo a quattro gatti che vivono in condizioni di emarginazione e non fanno parte della società civile. Ma non è così. Il tetto reddituale per accedere al Patrocinio a spese dello Stato di € 11.493,82 nel processo civile, mentre nel processo penale esso va maggiorato di € 1.032 per ogni familiare a carico.
Questo significa che ogni appartenente a nuclei familiari con più di 3 congiunti a carico ha di media superato la soglia di accessibilità alla difesa gratuita penale. E se ricordate che il reddito medio dei contribuenti delle regioni meridionali è di soli 13.000 euro e che in Italia ci stanno ben 14.000.000 di persone con un reddito inferiore a 10.000 euro è chiaro che riguarda più di un quarto di questa malandata Italia.
Interessa perciò tutti voi, tutti noi, e le istituzioni farebbero un gran bene a tenerselo a mente.
Se c’è una categoria che è universalmente odiata sul panorama nazionale questa è quella degli avvocati.
Probabilmente le cause sono molte, alcune di certo riconducibili a colpe degli stessi professionisti, ma la verità più semplice da leggere è che sono un fantastico capro espiatorio, sia per gli Italiani che per i loro denigratori presenti fra politici e media.
Lo so, lo so, state già pensando che parlo così perchè sono pure io uno di loro. E’ vero, ed è proprio l’essere un avvocato che si è reso conto di cosa è accaduto all’avvocatura mi permette di raccontarlo. Chi altri potrebbe dirvelo da dentro il sistema?
In Italia ci sono oggi oltre 8.000.000 di processi pendenti (circa 5.500.000 nel penale e 2.400.000 nel civile). Con 60.000.000 di italiani si può dire che ogni famiglia si è gestita per almeno un lustro un paio di processi in cui ha sofferto le bizze della giustizia e le strategie di un avvocato che assiste controparte mentre il proprio legale pare non essere mai abbastanza all’altezza della situazione (è comunque colpa sua anche se il processo è lungo, se si ha torto o se accadono vicende imprevedibili come il mutamento del magistrato con l’azzeramento della fase processuale).
Ogni processo è poi un momento patologico dell’esistenza di una persona (nessuno lo indica nelle 100 cose da fare prima dei 50 anni) e porta con sè tutto il peso del disagio di un momento di conflitto (che sia con il PM o con una controparte). Il ricordo che una persona normale può avere della frequentazione dell’avvocato, bravissimo o mediocre che sia, non può quindi essere che paragonibile al fascino di un obitorio. Le immagini che restano di quei momenti sono solitamente relative e dialoghi inerenti materie e fatti odiosi, collegati a sensazioni di rabbia ed impotenza contro il sistema e con una giustizia che sembra tanto lontana quanto l’ingiustizia contro cui si chiede tutela pare invece vicina. L’avvocato, pure se magari è diventato un amico, porta con sè l’ombra del rammentarci quei momenti, quelle sofferenze, quella rabbia.
E’ quindi facile usare l’avvocato come candidato ideale ad addossarsi le colpe del sistema, tanto sta già antipatico per definizione. E magari anche ci si riesce rovesciando la realtà, ovvero raccontando che è lui a prolungare le cause (anche se poi non lo pagano per anni), o per la sua scelta di parlare un linguaggio azzeccagarbugliese (e non del legislatore o del suo lavoro specialistico, cosicchè faticherebbe apposta a parlare con il cliente) o persino di essere solo un parassita delle liti altrui (come se facesse il tour operator invece del legale che ha come mission il gestire le liti degli assistiti).
A questo si deve poi aggiungere che il legale ha anche la naturale ostilità dei media e dei politici che possono solo ringraziare per l’esistenza di una vittima sacrificale così perfetta su cui scaricare tensioni ed invidia sociale.
Ma tutto questo però non sposta di una virgola la vicenda di fondo: SENZA AVVOCATI NON SI HA GIUSTIZIA mentre i più deboli sono oggi lasciati al solo presidio che l’avvocatura svolge ogni giorno, garantendo che il sistema non collassi definitivamente.
Di tutto questo però non se ne parla, non si da commento e non si leva un benchè minimo moto di indignazione.
Preme di più parlare di quella che ormai potremmo chiamare Pseudo-Giustizia, fatta di scandali da rotocalco, indagini nei confronti del politico di turno o scontri al vertice fra grandi gruppi industriali.
Tutto il resto viene fatto passare in sordina, nell’indifferenza dei più.
Questo non farà però ripartire l’italia.
Avv. Alberto Vigani