GRATUITO PATROCINIO: QUANDO LA COSTITUZIONE VIENE DIMENTICATA
Sono passati oramai più di 2 anni da quando abbiamo lanciato un grido di allarme per l’indifferenza che accompagna la disattenzione ad un istituto di rango costituzionale come il gratuito patrocinio; da ciò è poi derivato anche l’ennesimo svilimento del ruolo dell’avvocatura come strumento di attuazione della giustizia.
Come accade sovente, è più facile cambiare verso il peggio.
Già nel 2009 noi di Art. 24 Cost. raccontavamo che l’inefficienza del patrocinio a spese dello Stato trovava la sua prima causa nella scarsa diffusione delle informazioni necessarie per accedere all’istituto. Al Ministero di Giustizia manca l’iniziativa e non i soldi; si pensi che questi ultimi sono persino superiori alla media europea.
In effetti fu proprio il collasso del sistema ad essere la leva che porta la nostra associazione a scendere in campo nell’adoperarsi per colmare questo gap promuovendo un’attività divulgativa attraverso quel blog che è oggi www.gratuitopatrocinio.com con le sue presenze sui social network Facebook e Twitter.
Nonostante si sia ancora convinti che il gratuito patrocinio è il primo strumento processuale attraverso cui una società che voglia definirsi civile possa garantire il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, si è anche preso atto che tanti ne parlano, ma a pochi davvero importa garantire il dritto di difesa ai più deboli.
In primis, non ne frega niente ai politici, eletti o tecnici che siano.
La prova ne è che, In Italia, il patrocinio a spese dello Stato è garantito sulla carta, ma spesso disapplicato di fatto.
Per dare un’idea di quanto poco sia considerato in Italia, basta ricordare che il budget per abitante italiano messo a bilancio per il gratuito patrocinio è il più basso dell’Europa occidentale, pari alla metà di quello della Germania, un quinto di quello della Svizzera, un decimo di quello dell’Olanda e persino un ventiduesimo di quello della Gran Bretagna.
In Italia, il numero di casi garantiti con il gratuito patrocinio ogni 100.000 abitanti è persino inferiore ad un terzo di quello medio europeo, mentre l’importo annuo delle spese di giustizia è stanziati da parte dello Stato è fra i più elevati del continente.
Per non far mancare la beffa dopo il danno ci sta poi pure il fatto che questi dati, illustranti lo stato della macchina giudiziaria in Italia, si trovano per intero solo nel rapporto Europeo sullo stato della Giustizia comunitaria (CEPEJ), e non certo nelle singole analisi nazionali che vengono utilizzate per programmare la vita dei Tribunali e del Ministero.
Nella realtà della penisola, ben diversamente che in altri parti di Europa, gli avvocati sono poi disincentivati ad iscriversi agli elenchi speciali dei professionisti abilitati all’assistenza verso in non abbienti a causa dell’irrisorietà delle liquidazioni delle spese legali e più ancora per la lentezza esasperante con cui gli importi liquidati vengono pagati.
Fino a poco tempo fa, le parcelle erano già ridotte fino alla metà del minimo tariffario disattendendo la previsione normativa che prevede il riferimento ai valori medi delle tariffe professionali.
Il governo tecnico di Monti ha poi ulteriormente peggiorato la situazione abrogando tout court la tariffa forense e rendendo impossibile per 2 mesi (fino alla conversione del decreto legge n. 1/2012) la liquidazione di ogni notula del gratuito patrocinio. Ora si vive in un contesto ancor peggiore con il dimezzamento delle tariffe ministeriali, che sono in partenza ancor più basse degli originari onorari forensi.
All’esiguità dei compensi si aggiunge poi il ritardo nei pagamenti: il saldo arriva anche a tre o quattro anni di distanza dal termine della difesa, che a sua volta è durata per anni. Un avvocato in gratuito patrocinio deve perciò sostenere da solo il costo di una causa per anni prima di vedere un euro.
Ma già prima di tutto questo l’accessibilità all’istituto era resa difficoltosa dalla scarsezza di informazioni su chi era effettivamente in grado di fornire l’assistenza processuale.
In effetti, i soggetti competenti a dare conoscibilità all’istituto sono:
1. gli Ordini Forensi
e 2. gli Uffici Giudiziari.
Questi ultimi però lasciano ogni attività alla buona volontà, spesso scarsa, del personale giudiziario e ciò senza alcuna coordinazione, con un’efficienza del tutto casuale ed a singhiozzo (si pensi che raramente sono ivi reperibili gli elenchi avvocati abilitati al gratuito patrocinio, e ciò in spregio a quanto statuito dall’art. 81 del T.U. “Spese di Giustizia” e precisato nello stesso sito del ministero).
All’utenza è mancano persino i dati essenziali e nessuno si premura di spiegare cosa accade se nella domanda di ammissione al patrocinio si dichiara il falso o se manca la comunicazione degli aumenti di reddito. Questo seppure dalle eventuale dichiarazione erronea, magari incosapevole, consegua il controllo della guardia di finanza e la sanzione per le violazioni sia la pena della reclusione in carcere e la multa da 309,87 a 1.549,37 euro, oltre al pagamento di tutte le somme corrisposte dallo Stato.
I primi, gli Ordini Forensi, sono invece delegati per legge a gestire il “servizio di informazione e consulenza per l’accesso al gratuito patrocinio e alla difesa d’ufficio. Tale sportello deve essere operativo presso ogni consiglio dell’ordine degli avvocati ai sensi dell’art. 20 della L. 134/2000 e serve a fornire all’utenza i dati necessari per conoscere:
i costi dei procedimenti giudiziali, con riguardo alle spese e alle eventuali imposte,
nonchè i requisiti, le modalità e gli obblighi per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato;
i presupposti, le modalità e gli obblighi per la nomina del difensore d’ufficio.
A richiesta, il servizio fornisce a chiunque si trovi in una situazione di conflitto potenzialmente produttiva di una controversia civile, penale o amministrativa le informazioni ai fini della valutazione dell’opportunità dell’instaurazione di o della costituzione in un giudizio ovvero della sperimentazione di un metodo di risoluzione alternativa del conflitto.
Oltre a questo, sempre ai sensi dell’art. 81 del T.U. Spese di Giustizia, gli Ordini sono anche delegati a predisporre e conservare gli elenchi degli avvocati per il patrocinio a spese dello Stato che hanno conseguito l’apposita abilitazione avendone i requisiti di legge.
Ciò detto, basta per fare una carrellata sul web per scoprire che, se nessun tribunale mette a disposizione on line tali elenchi, sono invece pochi i Consigli dell’Ordine che lo fanno (Venezia, è fra questi). Le informazioni che si trovano sono poi spesso frammentarie, non standardizzate e poco fruibili. Per dare un esempio basti pensare che i criteri di ammissione al gratuito patrocinio variano da Ordine a Ordine e pure gli addetti ai lavori faticano a raccapezzarsi fra i vari orientamenti.
Il disinteresse delle istituzioni ministeriali è l’altra parte è così manifesto da rendere di facile comprensione le difficoltà con cui gli Ordini si barcamenano in solitudine per mantenere operativo un istituto che viene fatto gravare per intero su di loro sia per spese che per impegno, nell’inerzia della burocrazia e senza nessun ritorno a favore di coloro – sia ordini che avvocati abilitati – che si impegnano seriamente ad erogarlo per dedizione e spirito di servizio.
Per farsi un’idea del collasso del sistema è sufficiente ricordare che un processo avanti il Tribunale civile che è durato 4 anni viene liquidato a favore dell’avvocato in gratuito patrocinio solo € 750 comprensivi di IVA e tale importo viene pagato anche a 3 o 4 anni dalla fine del processo. Questo significa che l’avvocato lavora senza prendere un quattrino per oltre 7 anni.
Questa non è giustizia. Al massimo è la farsa di una giustizia negata.
E’ ora di finirla con le bugie.
La realtè di fronte a noi rende perciò impellente lanciare un nuovo appello a tutti coloro che sentono che la giustizia non è una merce. Non la si può lasciare al mercato ed alla sola capacità dell’interessato di comprarsi la miglior difesa.
Non possiamo accettare che in Italia solo i soldi siano il parametro fra una difesa decente ed il plotone d’esecuzione offerto delle vicissitudini della vita.
Almeno fino a quando diciamo di credere in certi valori si deve combattere affinchè si torni a dare vera attuazione al diritto di difesa consacrato nell’art. 24 della Costituzione.
L’accesso alla Giustizia deve perciò essere garantito a partire dalla conoscibilità di tale diritto, non lasciandolo giacere nei polverosi corridoi dei palazzi giudiziari. La giustizia e l’accesso alla stessa devono tornare ad essere effettivi e non una dichiarazione teatrale da recitare all’apertura dell’anno giudiziario per esigenze sceniche.
Per fare questo ricordiamo che gli avvocati sono lo strumento insostituibile per fornire questa giustizia e per renderla accessibile, ma devono essere messi nelle condizioni di fornire quel servizio la legge gli delega: il diritto alla difesa deve quindi essere fruibile e gli avvocati devono sentire il gratuito patrocinio come una qualunque altra difesa di fiducia, e non come una condanna decretata dallo Stato a carico di chi ha commesso l’errore di sentire la responsabilità del senso civico e si è iscritto agli elenchi speciali per il Patrocinio a favore dei non abbienti.
E’ quindi necessario dare nuovo impulso e vera attenzione ad un istituto della società civile che à il vero strumento di uguaglianza di fronte alla legge. Senza una Giustizia garantita a tutti, la democrazia diventa una finzione.
Meno giustizia vuol dire meno libertà .
Altrimenti, quale sarà il prossimo diritto costituzionale a cui rinunceremo perchè interessa solo a chi non ha voce?
Pensaci, dipende anche da Te.
Avv. Alberto Vigani
non sono avvocato ma bensi’ una cittadina che per colpa della lunghezza ,superficialita’,lazzaronite e tanto altro ancora dei magistrati sono costretta ad avvalermi del partrocinio gratuito della stato…..un vero inferno:sara’ pur vero che lo stato paga meta’ del minimo le parcelle e dopo anni,ma e’ anche vero che nelle liste del patrocinio gratuito vi sono avvocati che non dovrebbero svolgere tale attivita’ per diversi svariati motivi …..dopo aver dovuto pagare di mia tasca errori,inciuci tra miei avv.e avv. della controparte mi sono attivata al studiare giorno e notte leggi leggine ed aspetti tecnici onde non pagare gli errori e gli inciuci di detti avv:risultato =rifiuto costante dall’assistermi da parte degli avv. iscritti all elenco del patrocinio gratuito ,avrei molto altro dal dovermi lagnare ma per oggi piuì che basta
@vincenza
@vincenza
cc IO SONO NELLA TUA STESSA SITUAZIONE , COME HAI FATTO ?????
CIAO CARLO