Pensaci: “oggi, coloro che chiedono giustizia sono molti di più di tutti quelli che la hanno mai chiesta nel corso di tutta la storia umana“.
In un mondo che vuole riconoscere i diritti primari dell’individuo quale condizione di una società più giusta, dobbiamo allora affermare che non esiste giustizia sostanziale senza la garanzia di un effettivo accesso alla giustizia.
Come si garantisce l’accesso alla giustizia ad ogni singolo cittadino? Semplice, consentendogli un effettivo accesso alla difesa.
Perché senza difesa non si può avere giustizia.
Pertanto solo assicurando un adeguata disponibilità di avvocati in difesa del cittadino si può assicurare un sistema giustizia accessibile ed efficiente. La condizione necessaria è quindi la presenza di un numero adeguato di professionisti legali interessati ad offrire una difesa aperta a tutti, senza limiti di censo.
Per questa ragione è importante che, anche per i meno abbienti, il patrocinio a spese dello Stato sia un istituto efficiente – non virtuale – e offra agli avvocati all’uopo abilitati un compenso adeguato e certo nella sua corresponsione tempestiva. Un compenso effettivo a consentire una prestazione difensiva adeguata al ruolo affidato, non più un palliativo per le anime belle.
L’uovo di Colombo per superare le lentezze nei pagamenti degli avvocati del gratuito patrocinio è allora la proposta dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura di consentire la compensazione volontaria dei compensi dovuti dallo Stato con le imposte a debito del professionista.
Aiuta in questo percorso il DDL S1988 presentato al Senato dagli Onorevoli Buemi e Longo in rafforzamento del DDL3109 presentato pochi mesi fa alla Camera da 12 deputati capitanati dall’Onorevole Anna Rossomando.
É questa quindi l’occasione di sostenere il progetto legislativo che sarà capace di rivoluzionare la difesa dei più deboli, dei meno abbienti, attraverso uno strumento a costo zero che rende attrattiva quell’attività difensiva per ogni avvocato di livello. In questo modo si supera anche la concezione attuale che, nell’immaginario collettivo, riserva l’assistenza dei più poveri ad una sorta di avvocatura minore, poco valorizzata e stimata persino dalle istituzioni.
Oggi si volta pagina l’esercizio della funzione forense si trasforma in qualcosa di più interessante e meglio riconosciuta quando resa per coloro che vengono tutelati dall’art. 24 della costituzione.
Del resto, la presentazione di un disegno di legge per sbloccare i pagamenti del gratuito patrocinio in entrambi i rami del parlamento è la prova di quanto è attuale e rilevante la questione: non si può pensare che la difesa di coloro che più ne hanno bisogno, perché più deboli, venga prevista dalla costituzione ma scaricata sulle spalle di un avvocatura senza mezzi che poi viene anche tacciata di non riuscire a fare abbastanza. E con che cosa dovrebbe fare di più?
Ricordiamocelo: quando voglio colpire la giustizia, i regimi pensano innanzitutto a togliere voce alla difesa.
In Italia, oggi si cambia verso e si tutelano le risorse di un avvocatura autonoma ed indipendente, capace di garantire la difesa ai più deboli.
Grazie Anna Rossomando, grazie Enrico Buemi. Buon lavoro ad entrambi, alla Camera dei deputati ed al Senato.
Alberto Vigani