ECCO COME METTERE IN TASCA AGLI #AVVOCATI ITALIANI ALMENO #260MILIONI DI #EURO SENZA PESARE SULLE CASSE DELLO STATO: BASTA PAGARE I COMPENSI GIÀ’ LIQUIDATI PER iL LAVORO SVOLTO.*
GRATUITO PATROCINIO: COME AIUTARE GLI AVVOCATI ITALIANI AI TEMPI DEL COVID19. Nel bilancio del ministero della Giustizia la voce inerente il #patrocinioaspesedelloStato indicata al “Capitolo 1360” (“spese di giustizia”), citata pure nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020, nell’anno 2019 uno stanziamento iniziale di bilancio pari ad euro 516.626.730, a fronte di una spesa che, su base previsionale, può essere quantificata in misura superiore a 628 milioni di euro.
Si tratta di voce che, in aggiunta al patrocinio a spese dello Stato, contiene anche altro ma solo per tale voce sono previsti quasi i due terzi dello stanziamento del capitolo come verificabile dal documento del 20/01/20 infra riportato.
Lo stanziamento in bilancio prevede crescenti spese per difensori di soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato e tale voce è passata da circa 271 milioni di euro del 2016 ai circa 323 milioni circa nel’anno 2017 per giungere a circa 366 milioni di euro nel 2018 (comprensivi di IVA e cassa forense – dati consuntivi di spesa).
In sostanza vi sono state liquidazioni a favore degli avvocati che hanno esercitato attività difensiva a favore dei beneficiari del patrocinio a spese dello stato pari a:
- nel 2019, oltre 350 milioni i euro.
- nel 2018, 366 milioni di euro.
- nel 2017, 323 milioni di euro.
- nel 2016, 271 milioni di euro.
Lo Stato ha dunque nei confronti del ceto forense un debito di oltre 1 miliardo e trecento milioni di euro (comprensivi di IVA e cassa forense – dati consuntivi di spesa).
Valutazioni empiriche unitamente a dati acquisiti sul territorio, fanno ritenere che di questa somma una percentuale non inferiore al 20 % sia ancora da corrispondere a favore degli avvocati che ne hanno titolo.
Gli avvocati italiani vantano dunque verso l’erario, per lavori svolti ed ultimati un credito di almeno 260 milioni di euro, anche se ci sono buone ragioni per ritenere che l’ammontare dovuto sia molto superiore.
In tempi recessivi ed emergenziali è evidente che, se tali somme fossero effettivamente corrisposte senza accumulare ulteriori ed inaccettabili ritardi verrebbe risolta gran parte della carenza di liquidità che sta travolgendo l’avvocatura. Non sono necessari sul punto provvedimenti di alcun tipo, trattandosi di denaro già stanziato e nella disponibilità delle casse pubbliche
E’ solo necessario agire immediatamente, visto la situazione patita dagli avvocati per il blocco della attività giurisdizionale, anche per la chiusura degli studi imposta direttamente in alcune regioni o comunque generalizzata per la desertificazione dei rapporti con la clientela dovuta alle misure di contrasto al contagio.
Occorre allora che gli Uffici Spese di giustizia di ogni Tribunale e di ogni Corte d’Appello italiani provvedano a lavorare le centinaia di migliaia di cause chiuse e già liquidate dai magistrati che hanno scritto i provvedimenti conclusivi delle inerenti fasi processuali (giusta art. 83, comma III, TUSG). Le sentenze, le ordinanze ed i decreti che hanno deciso i singoli procedimenti hanno coeve anche le quantificazioni dei compensi del patrocinio a spese dello Stato: ora serve che tutte queste liquidazioni siano caricate nel procedimento amministrativo per il pagamento e questo, purtroppo, ancora manca in molta parte di quanto inevaso.
Ma questo non basta, poiché molti Uffici preposti ai pagamenti hanno finito i fondi che il Ministero non ha tempestivamente provveduto a integrare con nuove disponibilità,
Perciò è essenziale, come chiesto da molte associazioni e istituzioni forensi, che tutti i presidi giudiziari dedichino le loro energie a chiudere i procedimenti di liquidazione e, nel contempo, che il Ministero di Giustizia integri i fondi necessari ai pagamenti.
Non è ammissibile che, in un simile contesto, l’Ufficio Spese di Giustizia della Corte d’Appello di Roma, un ufficio simbolo, comunichi l’esaurimento dei fondi del gratuito patrocinio e l’assenza di ogni notizia circa l’accreditamento dei fondi necessari.
E’ certamente giusto corrispondere aiuti ad oltre 100.000 avvocati per i quali la corresponsione di 600 euro costituisce comunque un sostegno doveroso, tuttavia si tratta di un provvedimento che vale 60 milioni di euro.
Non si può però dimenticare che lo Stato, per le sue inadempienze, ne deve all’avvocatura oltre 4 volte tanto come sopra ricordato; il contributo emergenziale del reddito di ultima istanza non deve diventare la scusa per procrastinare ulteriormente il pagamento di crediti certi liquidi ed esigibili quali quelli che l’Avvocatura vanta per le prestazioni rese par patrocinio a spese dello Stato.
La questione è semplice: anche nella crisi pandemica, innanzitutto, va pagato il lavoro eseguito.
Alberto Vigani
per Associazione Art. 24 Cost.
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La relazione può essere sfogliata qui sotto o scaricata a questo link: https://www.avvocatogratis.com/wp-content/uploads/Relazione_anno_giudiziario_2020.pdf
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