IL PATROCINIO SPESE DELLO STATO CHE FINE STA FACENDO?
Patrocinio a spese dello Stato? Se ne parla poco, e spesso si fa anche confusione. Si mischiano ruoli, scopi, responsabilità e persino si perde il senso di quello che è il contesto di riferimento.
Il gratuito patrocinio, o più correttamente il patrocinio a spese dello Stato, è sempre più trascurato dallo stesso soggetto statuale che dovrebbe sostenerlo e i soggetti che ne sono i materiali erogatori, gli avvocati, sono trattati con il rispetto che si dedica usalmente ad uno zerbino.
Mentre il patron del PD promette che riformerà la giustizia, la legge di Stabilità 2014 del governo Letta lascia la questione del tutto irrisolta e approfitta del ministero di giustizia e dell’ordinamento giudiziario solo per aumentare il gettito fiscale.
In realtà il governo ci va ancora più pesante, per risicare qualche euro da destinare al settore pubblico (dove non si vede alcuna seria spending review) da un lato si aumentano i costi dei processi, rendendo più oneroso l’accesso alla medesima giustizia, e dall’altro se ne svuota il servizio a carico dello Stato consolidando le economie dell’anno scorso a carico degli avvocati del gratuito patrocinio.
Proprio su questo argomento si deve fare un attimo di chiarezza: diversamente da come hanno scritto anche alcune fonti autorevoli, nella legge di stabilità non sono state introdotte ex novo importanti variazioni economiche sul gratuito patrocinio: la previsione di un compenso ridotto un 30% dei compensi per i difensori “penalisti” (ma anche per i consulenti tecnici, gli ausiliari e gli investigatori autorizzati) dei soggetti ammessi al cosiddetto “gratuito patrocinio penale” era già in essere dallo scorso luglio 2012 . Quando il precedente ministro della Giustizia Severino promulgò il DM 140/2012 con il tariffario per la liquidazione giudiziale delle spese legali ridusse del 30%, forse anche con qualche forzatura delle fonti, il compenso del gratuito patrocinio penale (art. 9): quest’ultimo infatti era previsto in DPR 115/2002 senza alcuna decurtazione in divergenza a quanto invece era stato statuito nel gratuito patrocinio civile (art. 130: la riduzione è da sempre del 50% sul tariffario medio).
La legge di stabilità perciò ha il solo torto di statuire a livello legislativo quanto era già stato previsto, male, in decreto ministeriale.
Senza voler difendere chi non merita difesa, è purtroppo sbagliato dire che la riduzione del 30 % si applica in somma alla decurtazione del 50% che era prevista prima per il patrocinio a spese dello Stato. Non c’è nessuno cumulo delle riduzioni.
Qui si sta parlando di cose diverse.
La nuova riduzione del 30 % riguarda solo il penale e non è nemmeno nuova perchè viene introdotta con il nuovo art. 106 bis del DPR 115/2002 in sostituzione, o rafforzamento, del predetto art. 9 del DM 140. Il civile invece è, e resta, invariato dal 2002 (art. 130).
La cosa triste è invece che il governo Letta ha confermato la scelta di sottopagare l’avvocatura che da sola sorregge un servizio che è previsto dall’art. 24 della Carta Costituzionale, e ciò ha decisosenza farsi scrupolo di ricordare la necessità di garantire l’accesso alla difesa come condizione necessaria per ogni vera risposta alla domanda di giustizia.
Premesso il rilevare questo errore, resta poco da controbattere sul fatto che il servizio di tutela legale per i non abbienti è lasciato a sè stesso, con poco incentivo a chi lo fornisce e molti motivi per non esercitarlo: i compensi sono irrisori (prima della riduzione la media del civile era 711 € nel civile e 850 € nel penale per ogni intero processo) e vengono pagati ad anni di distanza dalla fine del percorso processuale (che dura di media 6/7 anni).
Per questo è vero che gli effetti dell’incuria di Stato sono facilmente prevedibili: “sempre meno avvocati, consulenti, investigatori privati si renderanno disponibili a difendere chi si trova nelle condizioni per accedere al patrocinio a spese dello stato“.
E coloro che da ultimo ne soffriranno sono persone che possono vantare il non invidiabile primato di percepire un reddito imponibile di poco più di 10.000 euro l’anno al lordo di un costo della vita che il più alto d’Europa (per dettaglio clicca a tabella qui a fianco). Purtroppo parliamo di dare sempre meno difesa a chi non ha i mezzi per chiedere, sempre meno garanzie a chi ne ha davvero bisogno, sempre meno diritti a chi ne ha già pochi. Guardando la situazione allo specchio dal punto di vista dell’avvocatura, tutto ciò suona solo come un invito a gettare la spugna: compensi irrisori erogati a distanza di 7/8 anni dall’inizio della causa significano solo la tacita richiesta a professionisti poco ben poco pagati di fare pure da involontaria banca ai non abbienti.
Insomma, senza scriverlo, si pretende dall’avvocato che questi sostenga la difesa del patrocinio a spese dello Stato con le sue sole forze, investendovi anni del suo lavoro, erogando le anticipazioni, sopportando l’accollo dei costi generali e psicologici, nell’attesa di un ristoro forfetario a distanza di quasi 2 lustri dall’inizio dell’attività.
Fra l’altro si crede sia comprensibile a tutti che la mancanza di ogni soddisfazione morale ed economica di certo non incentiva i migiori avvocati ad investire le proprie risorse distogliendole da altre interessanti destinazioni.
“Altro che dignità della professione forense, altro che diritto alla difesa, altro che importanza del ruolo professionale…” replicano giustamente dall’associazione “Giuristi democratici”.
Se tutto ciò non bastasse pure la Giustizia a carico dei privati cittadini non se la passa meglio.
La stessa legge di stabilità del governo Letta aumenta i costi di notifica ed il contributo unificato per i ricorsi in materia amministrativa, vede le marche da bolla crescere del 350% mentre i trasferimenti di immobili in sede di separazione e divorzio perdono ogni esenzione accollandosi un maggior costo fiscale del 9% del valore dell’immobile da cedere al coniuge.
Nel frattempo abitiamo nel paese europeo con il più basso investimento procapite in riferimento al PIL sul gratuito patrocinio (2,1 €), mentre nazioni sicuramente avanzate come la Gran Bretagna vedono i famosi avvocati inglesi scendere per la prima volta in sciopero per un tentativo del governo Cameron di ridurre l’investimento UK sul gratuito patrocinio penale (il premier vuole ridurlo del 11%, ovvero di 220 milioni di sterline: il che significa che in Inghilterra e Galles vorrebbero ridurre il costo del gratuito patrocinio penale di un importo di poco più del 10% che però è quasi 2,5 volte il nostro intero budget ). Pensateci.
Fatto così ordine, resta poco da aggiungere se non che c’è molto da imparare da quello che accade attorno a noi e poco da ricordare delle virtù di chi ci governa.
Almeno però non ci raccontino che è tutto normale e va pure per il meglio.
Avv. Alberto Vigani